Protesi d’anca
Sono molte le persone che ricorrono ad un intervento di impianto di protesi dell’anca.
Nella totalità dei casi, all’intervento deve seguire una riabilitazione adeguata, in modo da agevolare il recupero post operatorio.
Perché vi sia un recupero funzionale effettivo e in tempi ridotti, infatti, è necessario non solo eseguire esercizi specifici, ma soprattutto evitare una serie di movimenti, che possono compromettere o quanto meno ritardare il ritorno alle ordinarie attività.
In genere, i casi in cui si rivela necessario ricorrere alle protesi all’anca sono quei casi in cui l’articolazione sia colpita da fenomeni artrosici.
Nello specifico, l’artrosi all’anca prende il nome di coxartrosi e consiste in una patologia a carattere degenerativo, che colpisce le superfici articolari di femore ed anca, portando ad una progressiva degenerazione della cartilagine intra articolare.
La coxartrosi è causata dall’invecchiamento delle cellule del corpo, ma, nello stadio iniziale, può essere rallentata ricorrendo a terapie conservative.
Tuttavia, quando vi sono casi più gravi di artrosi, l’intervento di innesto di una protesi d’anca si rivela necessario per ripristinare la funzionalità dell’articolazione.
Protesi anca e tipologie
Esistono diverse tipologie di protesi, tra cui l’ortopedico sceglie in base alla gravità della patologia e alle esigenze di recupero funzionale del singolo paziente.
In ragione di tali distinzioni, si parla di:
- protesi anca totale o artroprotesi, che sostituisce sia la testa del femore che la fossa acetabolare, tramite impianto diretto sull’osso iliaco; ad essa si ricorre in caso di pazienti giovani, i quali presentano necessità articolari e di recupero funzionale di grado maggiore rispetto ad un anziano;
- protesi anca parziale o endoprotesi, che sostituisce solo la testa del femore; questa è meno invasiva e si utilizza per i pazienti anziani, che hanno basse esigenze funzionali.
Protesi anca durata
La durata e la funzionalità di una protesi dipendono da una serie di fattori anatomici e dallo stile di vita del paziente.
In genere, circa il 90% delle protesi arriva in ottime condizioni fino a 20/25 anni dal loro impianto, mentre il 25% delle protesi inizia a mostrare segni di osteorarefazione dopo circa 10 anni, ma senza che vi siano sintomi né fastidi percepiti dal paziente.
Infatti, il ricorso ad un intervento di revisione della protesi è più che raro, anche se nei pazienti giovani si consiglia di adottare alcune precauzioni in modo da evitarlo, ritardarlo o, quanto meno, da renderlo più semplice, nel caso in cui dovesse essere necessario.
Alcuni accorgimenti da tenere a mente sono i seguenti:
- avere sempre sotto controllo il peso corporeo, così che non gravi in modo eccessivo sull’anca;
- ridurre il carico meccanico, evitando sport ad alto impatto, come basket, pallavolo o corsa, e preferendo golf, camminata, tennis, bike e nuoto;
- evitare le attività lavorative pesanti che prevedono l’esecuzione di ripetuti movimenti traumatici a carico dell’anca;
- evitare movimenti bruschi o improvvisi in flessione o in rotazione del tronco;
- limitare gli sforzi eccessivi.
Riabilitazione protesi anca
Seguire i protocolli riabilitativi e le indicazioni del fisioterapista per una corretta esecuzione degli esercizi è fondamentale per il buon recupero dell’articolazione in seguito all’intervento.
Una corretta riabilitazione, infatti, permette di massimizzare il risultato operatorio e di accelerare il recupero fisico.
Nelle prime settimane post operatorie, circa le prime 8/10 settimane, è importante utilizzare le stampelle, eliminare eventuali ostacoli, evitare i movimenti di flessione dell’articolazione oltre i 90 gradi e i movimenti di intra rotazione e di abduzione con la massima flessione.
In sostanza e a titolo esemplificativo, è consigliato evitare di:
- mettere le scarpe o le calze da soli;
- dormire sul lato operato e senza posizionare il cuscino tra le gambe;
- guidare;
- accavallare le gambe;
- sedersi su sostegni bassi.
In seguito ad un intervento di protesi all anca i migliori centri riabilitativi prevedono un piano di esercizi specifici sia in fase pre-operatoria, che in fase post-operatoria.
Protesi anca movimenti da evitare sempre
In seguito ad un intervento di protesi all’anca, è consigliato adottare alcuni accorgimenti nella vita di tutti i giorni, così da rivedere alcune delle azioni che si svolgono comunemente e in modo automatizzato.
In primis, è importante fate attenzione a come ci si siede e ci si alza dalla sedia, soprattutto nelle fasi immediatamente successive all’intervento.
Per sedervi, cominciate posizionando la parte posteriore delle ginocchia a contatto con la sedia, tenendo le stampelle nella mano dell’anca operata, caricando il peso sulla gamba non operata e aiutandovi con le stampelle per mantenervi in equilibrio.
Per alzarvi, invece, posizionate il piede del lato dell’anca operata più lontano rispetto all’altro, avvicinatevi al bordo della sedia e caricate il peso sulla gamba non operata, utilizzando sempre la stampella per reggervi al meglio.
Altro movimento a cui fare attenzione è la salita e la discesa dal letto, durante le quali il lato operato non deve essere sollecitato in modo eccessivo.
Per salire sul letto, sedetevi sul bordo, fate scivolare all’indietro l’anca, mantenendovi sulle braccia, sollevate lateralmente le gambe e portatele sul letto, iniziando dal lato con la protesi.
Per scendere dal letto, invece, fate scivolare le gambe posizionando i talloni fuori dal letto e sostenete il peso del corpo con le braccia, finché i piedi non toccano terra, per poi alzarvi facendo forza sulle braccia.
Movimenti cauti devono essere eseguiti anche per salire e scendere dalla macchina.
Per salire, portate il sedile anteriore più lontano possibile dal cruscotto e reclinatelo così da tenere la gamba operata distesa, dopodiché avvicinate il retro delle ginocchia al sedile, abbassatevi poggiando la mano sinistra sul cruscotto e quella destra sul sedile, tenendo sempre la gamba dritta. Per scendere dall’auto, poggiate i piedi per terra e utilizzate le braccia per salire.