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Complicanze nella protesi totale di spalla inversa: Analisi di un caso clinico e considerazioni per la pratica Ortopedica

Scritto da Ortopedico Italia il . Pubblicato in .

Articolo ispirato e rielaborato da:
Busatto C., Colombo P., Barducci N., Salini V., Belluati A. (2025). Reverse Total Shoulder Arthroplasty (RTSA) Complications: A Case Report of Post-Traumatic Glenosphere Mobilization Due to Connector Ring Rupture. GIOT. DOI: 10.32050/0390-0134-N1076.
Nota legale: questo contenuto è una rielaborazione originale, non riproduce in alcun modo il testo dell’articolo originale e ne rispetta pienamente il copyright.

La protesi totale di spalla inversa (RTSA) rappresenta una delle soluzioni chirurgiche più efficaci per trattare artropatie complesse della cuffia dei rotatori, artrosi avanzata e gravi instabilità. Il suo meccanismo, basato sulla medializzazione e distalizzazione del centro di rotazione, permette al deltoide di sostituire in parte la funzione dei tendini della cuffia, migliorando forza e mobilità.

Sebbene negli ultimi anni la RTSA abbia registrato tassi di successo molto elevati, le complicanze non sono rare e richiedono un approccio clinico attento. Una delle problematiche più significative riguarda il fallimento della componente glenoidea, spesso causa primaria di re-intervento chirurgico.

La complessità delle complicanze della RTSA

Tra le complicanze più note associate alla protesi inversa di spalla troviamo:

  • instabilità protesica;
  • fallimento meccanico delle componenti;
  • mobilizzazione del baseplate glenoideo;
  • fratture peri-protesiche;
  • infezioni (1–10% dei casi);
  • notching scapolare;
  • usura o rottura delle componenti.

In letteratura, il fallimento della glenosfera e del sistema di connessione è un evento raro, ma clinicamente rilevante. Il caso analizzato dagli autori del GIOT documenta un meccanismo di rottura finora poco descritto: la frattura dell’anello di connessione tra glenosfera e baseplate, con conseguente mobilizzazione ricorrente.

Il caso clinico: cosa insegna alla pratica ortopedica

Nel caso pubblicato, un paziente sottoposto a RTSA ha sviluppato instabilità ricorrente e ripetute mobilizzazioni della glenosfera. Nonostante un primo intervento di revisione, la problematica è riapparsa dopo un trauma, fino a richiedere una seconda revisione.

L’esito intraoperatorio ha evidenziato:

  • rottura dell’anello di connessione;
  • metallosi peri-protesica;
  • formazione estesa di tessuto cicatriziale;
  • mobilizzazione della vite craniale del baseplate.

La sostituzione dei componenti danneggiati, associata a un’adeguata stabilizzazione, ha permesso di ripristinare funzionalità e ROM.

Perché questo caso è clinicamente rilevante

Il caso descritto sottolinea una problematica raramente riportata: il cedimento del sistema di connessione come causa primaria di instabilità post-operatoria.

Percentuali chiave dalle evidenze scientifiche:

  • Frequenza complicanze RTSA: 8–22%
  • Fallimento componente glenoidea: 13–27%
  • Instabilità post-RTSA: 3,6%
  • Necessità di revisioni successive: fino al 27%

Questo tipo di complicanza richiede una diagnosi precoce e un approccio chirurgico mirato, dato che la mobilizzazione della glenosfera può configurarsi come un processo progressivo favorito da micromovimenti e usura cronica.

Diagnosi e gestione clinica

Il sospetto clinico deve sorgere soprattutto in presenza di:

  • dolore persistente dopo RTSA,
  • episodi di instabilità,
  • riduzione del ROM,
  • recenti traumi della spalla,
  • radiografie o TC suggestive di mobilizzazione della componente glenoidea.

Radiografie comparative e TC svolgono un ruolo fondamentale nel valutare la posizione della glenosfera e il grado di allentamento della componente.

La revisione chirurgica deve mirare a:

  • rimuovere componenti danneggiati,
  • ripristinare la stabilità meccanica,
  • correggere eventuali difetti ossei,
  • riposizionare una glenosfera adeguata,
  • impiegare eventuali viti più lunghe o connettori stabili.

Impatto sulla riabilitazione

Dopo una revisione di RTSA, è essenziale seguire un protocollo riabilitativo graduale, che include:

  • immobilizzazione iniziale (15–30 giorni secondo protocollo),
  • mobilizzazione passiva controllata,
  • riattivazione del deltoide e della muscolatura scapolare,
  • progressione verso esercizi attivi e rinforzo funzionale.

Supporti ortopedici utili nel post-operatorio

Sebbene non possano prevenire complicanze meccaniche legate alle componenti, i tutori di spalla forniscono stabilità e protezione durante la fase critica di guarigione.

Consigliato per i pazienti post-RTSA o post-trauma:

Questi dispositivi aiutano a limitare movimenti indesiderati e ridurre il rischio di microtraumi nelle prime fasi post-operatorie.

La mobilizzazione della glenosfera dovuta alla rottura dell’anello di connessione rappresenta una complicanza rara ma clinicamente significativa della RTSA. Il caso descritto sottolinea l’importanza di:

  • un attento follow-up,
  • diagnosi tempestiva delle instabilità,
  • valutazione accurata delle componenti,
  • adeguata strategia chirurgica nelle revisioni.

Una gestione integrata tra ortopedico, radiologo e fisioterapista permette di ottimizzare i risultati e migliorare la qualità della vita del paziente.

Tabella Riassuntiva delle Complicanze nella Protesi Totale di Spalla Inversa

ComplicanzaIncidenza StimataNote Cliniche
Instabilità3,6% – 38%Prima causa di revisione; maggiore rischio in pazienti con insufficienza cuffia.
Mobilizzazione componente glenoidea13% – 27%Critica in termini biomeccanici; può richiedere revisione.
Fallimento meccanico glenosfera0,6% – 3,2%Inclusa rottura dell’anello di connessione come nel caso presentato.
Fratture peri-protesicheFino al 15%Coinvolgono spesso acromion e spina scapolare.
Infezioni1% – 22%Grave complicanza che può richiedere revisione o espianto.
Usura / MetallosiRaraAssociata a contatto metallo-metallo o a rotture di componenti.

Schema Visivo: Sintesi del Caso Clinico

Paziente: Uomo con storia di artropatia e pseudoparalisi

Primo intervento: RTSA con componente LIMA SMR Reverse®

Complicanza precoce: Mobilizzazione del baseplate → Revisione

Complicanza tardiva: Trauma + dislocazioni ricorrenti → nuova mobilizzazione

Reperto chiave: Rottura dell’anello di connessione + metallosi → meccanismo raro

Soluzione chirurgica: Sostituzione glenosfera + vite craniale più lunga + inserto lateralizzante

Esito: Buona stabilità e recupero ROM nel follow-up

Consigli Utili per Pazienti Sottoposti a RTSA

  • Evitare movimenti bruschi nelle prime 6–8 settimane.
  • Utilizzare tutori di spalla certificati per immobilizzazione controllata.
  • Eseguire fisioterapia controllata da un professionista specializzato in spalla.
  • Monitorare eventuali episodi di instabilità o rumori articolari anomali.
  • Segnalare immediatamente dolore acuto o cambiamenti improvvisi della funzione.

Prodotti Utili per il Recupero Post-Operatorio della Spalla

Per sostenere la spalla durante il percorso riabilitativo, possono essere utili:

Questi dispositivi non prevengono il fallimento protesico, ma possono migliorare comfort e protezione durante la guarigione.

FAQ: Domande Frequenti sulla Protesi Totale di Spalla Inversa

Quanto dura una protesi inversa di spalla?

Gli studi più recenti indicano una sopravvivenza superiore al 90% a 10 anni, se utilizzata correttamente e senza complicanze.

Le dislocazioni sono frequenti dopo RTSA?

La frequenza varia dal 3% al 38%, a seconda delle tecniche chirurgiche, della qualità ossea e della storia clinica del paziente.

Un trauma può danneggiare la protesi?

Sì, traumi diretti o indiretti possono causare mobilizzazione dei componenti, come dimostrato nel caso analizzato.

È normale sentire “click” o rumori meccanici?

Rumori occasionali possono essere fisiologici, ma se associati a dolore o instabilità richiedono una valutazione medica.

Quando iniziare la fisioterapia?

Generalmente dopo la fase di immobilizzazione iniziale, seguendo lo schema prescritto dall’ortopedico.

Approfondimento Clinico: Come Riconoscere i Segni di Fallimento Meccanico

I campanelli di allarme principali includono:

  • dolore improvviso o crescente,
  • limitazione del ROM dopo un periodo stabile,
  • instabilità percepita durante le attività quotidiane,
  • rumori articolari nuovi e ripetuti,
  • radiografie che mostrano variazioni nella posizione della glenosfera.

Il riconoscimento precoce permette interventi meno invasivi e migliori risultati clinici.