Osteoporosi: sintomi, diagnosi, cure e prevenzione
L’osteoporosi è una malattia metabolica delle ossa che riduce progressivamente la densità e la resistenza ossea, aumentando il rischio di fratture.
Questa guida aggiornata fornisce informazioni pratiche su riconoscimento dei sintomi, percorsi diagnostici, opzioni terapeutiche e misure di prevenzione per ridurre il rischio di fratture e migliorare la qualità di vita.
Indice dei contenuti
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- Cos’è l’osteoporosi e come si sviluppa
- Sintomi dell’osteoporosi
- Quali ossa sono più colpite
- Conseguenze dell’osteoporosi
- Diagnosi e terapie
- Prevenzione dell’osteoporosi
- FAQ
Epidemiologia e impatto sociale dell’osteoporosi
L’osteoporosi è una condizione molto diffusa a livello globale che determina un elevato carico di morbilità, ospedalizzazioni e costi sanitari. Si stima che centinaia di milioni di persone presentino una ridotta massa ossea: in Europa e Nord America le fratture correlate all’osteoporosi sono tra le principali cause di disabilità negli over 50. In Italia la prevalenza varia per sesso ed età: le donne in post‑menopausa sono le più colpite, con circa una donna su tre oltre i 50 anni esposta a rischio significativo; negli uomini la prevalenza aumenta progressivamente dopo la sesta decade. Le fratture del femore prossimale causano elevata morbilità e aumentato rischio di mortalità nel primo anno dopo l’evento; le fratture vertebrali sono invece associate a dolore cronico, deformità e perdita di autonomia. Il peso economico include costi diretti (ricoveri, interventi chirurgici, riabilitazione) e indiretti (assistenza domiciliare, perdita di produttività). Presentare dati per fascia d’età e sesso e una stima del burden sanitario aiuta a comprendere l’importanza della diagnosi precoce e della prevenzione.
Cos’è l’osteoporosi e come si sviluppa
L’osteoporosi, detta anche osteoatrofia, è una condizione in cui le ossa diventano porose e fragili a causa della perdita di massa ossea.
L’osteoporosi si distingue in osteoporosi primaria e secondaria. L’osteoporosi primaria comprende la forma post‑menopausale (legata alla rapida perdita di estrogeni) e la forma senile (associata all’invecchiamento). L’osteoporosi secondaria deriva da altre patologie o da terapie farmacologiche che alterano il rimodellamento osseo. Tra i principali fattori di rischio non modificabili figurano età avanzata, sesso femminile, storia familiare di frattura dell’anca, etnia e menopausa precoce. Tra i fattori modificabili: basso BMI, carenze nutrizionali (calcio, vitamina D), immobilizzazione prolungata, fumo, consumo eccessivo di alcol e uso cronico di farmaci osteotossici (per esempio corticosteroidi sistemici, alcuni anticonvulsivanti, eparine e alcuni trattamenti oncologici). Le forme secondarie sono relativamente più frequenti negli uomini o quando la perdita ossea è sproporzionata rispetto all’età; esempi di condizioni correlate includono ipertiroidismo, iperparatiroidismo, malattie malassorbitive (come la celiachia), insufficienza renale cronica e malattie infiammatorie croniche. I corticosteroidi, per esempio, riducono la formazione ossea e aumentano il riassorbimento, favorendo la perdita di massa ossea in tempi relativamente brevi.
Fisiopatologia: rimodellamento osseo e determinanti biologici
Il tessuto osseo è in continuo rimodellamento grazie all’azione coordinata di tre popolazioni cellulari: gli osteoblasti (cellule che formano osso), gli osteoclasti (che riassorbono osso) e gli osteociti (cellule mature che regolano la risposta meccanica e metabolica). L’equilibrio tra formazione e riassorbimento mantiene la massa ossea; la perdita di estrogeni in menopausa, l’ipogonadismo o l’infiammazione cronica spostano l’equilibrio verso il riassorbimento. I principali regolatori ormonali includono il paratormone (PTH), la calcitonina, gli ormoni sessuali, l’ormone della crescita e la vitamina D (attivata a calcitriolo a livello epatico e renale). Citochine proinfiammatorie come IL‑1, IL‑6 e TNF‑α stimolano l’attività osteoclastica. La comprensione di questi meccanismi spiega il razionale di terapie anti‑riassorbimento (come i bisfosfonati e il denosumab) e di terapie anaboliche (come teriparatide) che mirano a ripristinare la formazione ossea o a ridurre il riassorbimento.
Sintomi dell’osteoporosi
- Dolore persistente alla schiena o alle anche.
- Fratture improvvise dopo traumi minimi.
- Perdita di altezza o comparsa di cifosi.
- Sensazione di debolezza muscolare e instabilità.
Quali ossa sono più colpite
Le fratture da osteoporosi interessano soprattutto:
- Colonna vertebrale (crolli vertebrali).
- Anche (fratture del femore).
- Polsi e arti superiori.
Conseguenze dell’osteoporosi
Senza trattamento, l’osteoporosi porta a dolore cronico, deformazioni della colonna, ridotta autonomia e qualità di vita compromessa.
Diagnosi: DEXA/MOC, interpretazione T‑score/Z‑score, FRAX e indagini per osteoporosi secondaria
La diagnosi si effettua con la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata).
DEXA/MOC: l’esame misura la densità minerale ossea soprattutto nella colonna lombare e nel femore prossimale; è rapido, a basso dosaggio di radiazione e fornisce valori standardizzati. Interpretazione: il T‑score confronta la densità del paziente con quella di un adulto sano giovane; un valore ≤ −2,5 indica osteoporosi negli adulti sopra i 50 anni. Lo Z‑score confronta la densità con pari età e sesso ed è utile nei soggetti giovani o con sospetta osteoporosi secondaria. FRAX: il calcolatore stima il rischio assoluto di frattura a 10 anni integrando T‑score e fattori clinici (età, storia di fratture, uso di corticosteroidi, ecc.); aiuta nelle decisioni terapeutiche. Indagini aggiuntive: radiografie per fratture vertebrali occulte, esami ematochimici di base (calcemia, fosforo, PTH, creatinina, 25‑OH‑vitamina D) e test mirati per forme secondarie (TSH, screening per celiachia, valutazione ormonale). Linee guida sul timing: ripetere DEXA tipicamente ogni 18–24 mesi per valutare la risposta alla terapia, personalizzando la periodicità in base al farmaco, al rischio e alla variabilità clinica. Checklist per il medico di medicina generale: 1) valutare fattori di rischio clinici; 2) segnalare fratture da fragilità; 3) richiedere DEXA nelle donne in post‑menopausa con fattori di rischio e negli uomini con fattori di rischio o fratture; 4) eseguire esami di laboratorio per escludere cause secondarie.
Terapie farmacologiche e approccio multidisciplinare
Le terapie comprendono:
- Farmaci che riducono il riassorbimento osseo.
- Fisioterapia e attività fisica mirata.
- Busti ortopedici per stabilizzare la colonna.
- In casi gravi, chirurgia.
Tabella comparativa dei principali farmaci anti‑osteoporosi
| Classe farmacologica | Meccanismo d’azione | Indicazioni principali | Via e frequenza | Durata consigliata | Principali effetti avversi / monitoraggio |
|---|---|---|---|---|---|
| Bisfosfonati (es. alendronato, risedronato, zoledronato) | Inibiscono osteoclasti → riduzione del riassorbimento | Osteoporosi post‑menopausale e maschile; prevenzione fratture | Orale settimanale / EV annuale | Tipicamente 3–5 anni, valutare «drug holiday» | Disturbi GI (orale), rara osteonecrosi della mascella; monitorare funzione renale e stato dentale |
| Denosumab | Anticorpo anti‑RANKL → riduce formazione osteoclasti | Alto rischio di frattura, alternativa a bisfosfonati | Sottocute ogni 6 mesi | Continuo; attenzione a gestione alla sospensione | Rischio ipocalcemia; rebound di perdita ossea dopo sospensione → monitorare Ca e vitamina D |
| Teriparatide / Abaloparatide | Anabolici (analogi del PTH) → stimolano formazione ossea | Osteoporosi severa con fratture multiple o fallimento terapeutico | Sottocute quotidiana | Uso limitato circa 18–24 mesi | Ipercalciuria / ipercalcemia; successivo passaggio a anti‑riassorbimento consigliato |
| Romosozumab | Anti‑sclerostina: effetto inizialmente anabolico poi anti‑riassorbimento | Osteoporosi severa in donne ad alto rischio | Sottocute mensile | Tipicamente 12 mesi | Possibile rischio cardiovascolare; valutare comorbilità CV |
| SERM (es. raloxifene) | Modulatore selettivo del recettore estrogenico | Prevenzione e trattamento in donne post‑menopausa, riduce rischio vertebrale | Orale giornaliera | Individualizzato | Rischio tromboembolico; valutare fattori di rischio VK |
| Terapia ormonale sostitutiva (TOS) | Ripristino estrogeni → riduce riassorbimento | Donne con sintomi menopausali e rischio osteoporosi (valutare rischi/benefici) | Varie (orale, transdermica) | In genere da personalizzare | Valutare rischio cardiovascolare e oncologico prima dell’uso |
Note pratiche: in presenza di elevato rischio di frattura o fratture multiple si preferiscono approcci anabolici o sequenziali; in insufficienza renale grave alcune opzioni sono controindicate; la scelta dipende da rischio, comorbilità e aderenza del paziente.
Follow‑up e monitoraggio della terapia
Indicazioni operative: ripetere la MOC generalmente ogni 18–24 mesi per valutare la risposta terapeutica, con personalizzazione in caso di farmaci specifici o variazioni cliniche. Utilizzare marker del rimodellamento osseo (es. PINP, CTX) per monitorare adesione e risposta quando disponibile. Controllare periodicamente calcio sierico e funzione renale; eseguire valutazione dentale prima di terapie che aumentano il rischio di osteonecrosi della mascella. Gestione della sospensione: per denosumab pianificare terapia di transizione ad anti‑riassorbimento per ridurre il rischio di rebound; dopo terapia anabolica è raccomandato consolidare i guadagni con un anti‑riassorbimento.
Prevenzione e interventi non farmacologici
- Praticare attività fisica regolare.
- Seguire una dieta ricca di calcio e vitamina D.
- Eseguire controlli periodici dopo i 50 anni.
- Evitare fumo e alcol.
Raccomandazioni pratiche: apporti raccomandati di riferimento per molti adulti sono circa 1000–1200 mg di calcio/die (attraverso dieta e, se necessario, integrazione) e vitamina D tra 800–2000 IU/die a seconda del livello basale di 25‑OH‑vitamina D e fattori di rischio. Fonti di calcio: latticini, verdure a foglia verde (per esempio cavolo, spinaci in parte), prodotti fortificati. Valutare integrazione di vitamina D in soggetti con scarsa esposizione solare, età avanzata o malassorbimento. Esercizio: combinare 2–3 sessioni settimanali di allenamento di resistenza (pesi) con attività portante (cammino veloce, ballo) e esercizi di equilibrio quotidiani per ridurre il rischio di cadute. Esempio pratico di routine settimanale: 2 sessioni di forza da 30–45 minuti + cammino 30 minuti 5 volte/sett. Prevenzione delle cadute: correggere ostacoli in casa (tappeti, illuminazione), usare ausili se necessario, controllare vista e farmaci che aumentano il rischio di caduta (sedativi, ipotensivi). Mantenere peso adeguato, evitare fumo e consumo eccessivo di alcool per proteggere la massa ossea.
L’osteoporosi è una malattia diffusa ma prevenibile. Con diagnosi precoce, terapie adeguate e uno stile di vita corretto puoi mantenere le ossa forti e ridurre il rischio di fratture.
Se hai fattori di rischio o una storia di fratture, parla con il tuo medico per valutare la necessità di indagini e un piano di prevenzione personalizzato.
FAQ essenziali per featured snippets
Che cos’è l’osteoporosi?
È una malattia che riduce la densità e la resistenza delle ossa, aumentando il rischio di fratture.
Come si diagnostica?
Principalmente con la MOC/DEXA che misura la densità minerale ossea e con la valutazione del rischio clinico (FRAX).
Quando fare la prima MOC?
Di solito nelle donne in post‑menopausa con fattori di rischio e negli uomini sopra i 60 anni con fattori di rischio; anticipare se ci sono fratture fragili o sospetto clinico.
Quanta vitamina D e calcio servono?
Indicativamente molti adulti necessitano di 1000–1200 mg/die di calcio e 800–2000 IU/die di vitamina D; i dosaggi vanno personalizzati in base a stato basale e patologie.
L’osteoporosi si può curare?
Si possono ridurre significativamente il rischio di fratture e stabilizzare o aumentare la massa ossea con terapie farmacologiche e non farmacologiche; l’outcome dipende da gravità e cause.
Quali esercizi fanno bene?
Esercizi di carico e resistenza insieme a esercizi di equilibrio e postura riducono il rischio di cadute e aiutano a mantenere massa ossea.
Cosa fare dopo una frattura da fragilità?
Valutazione specialistica, trattamento della frattura, avvio o revisione della terapia anti‑osteoporotica e programma di riabilitazione mirato.
Di James Heilman, MD – Opera propria, CC BY-SA 3.0, Collegamento